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maggio
2024

FinTech, oltre l'e-banking

Il Prof. Marc Langheinrich con alcuni studenti di informatica all'USI
Il Prof. Marc Langheinrich con alcuni studenti di informatica all'USI

Servizio comunicazione istituzionale

In occasione del recente Lugano Banking Day, professionisti provenienti dal settore bancario e finanziario di tutta la Svizzera si sono riuniti a Lugano per discutere del futuro del settore, focalizzandosi sulle grandi opportunità che si profilano e sulle nuove tecnologie che prenderanno piede negli anni a venire. La finanza e l’informatica si sono entrambe evolute in modo esponenziale negli ultimi decenni, spesso in stretta combinazione tra loro, ma oggi queste due discipline sono sempre più collegate, forgiando così un'industria completamente nuova. Abbiamo chiesto a due esperti nei rispettivi campi della finanza e dell'informatica di chiarire il significato e le implicazioni di FinTech: Eric Nowak, professore di Finanza, e Marc Langheinrich, professore di Informatica - entrambi all'USI, dove co-dirigono il primo corso di laurea in Svizzera dedicato all’ingegneria finanziaria e all'informatica, il primo in Europa dedicato agli informatici.

 

Professor Nowak, l'industria finanziaria è uno dei più importanti utenti finali di tecnologie informatiche e di rete. Nel nuovo settore FinTech, dobbiamo quindi aspettarci che i professionisti della finanza siano anche esperti di informatica? 

Non necessariamente esperti, ma che senza dubbio hanno familiarità con essa, anche perché il settore finanziario di oggi non richiede agli operatori finanziari di programmare sistemi informatici complessi per sviluppare, ad esempio, piattaforme di trading o sistemi di consulenza assistita dal computer. Direi però che il settore finanziario ha bisogno sia di esperti informatici che comprendano i principi della finanza moderna, sia di professionisti della finanza che sappiano come utilizzare le nuove tecnologie con l'aiuto di questi esperti. Per questo motivo al Master in Financial Technology and Computing dell'USI insegniamo agli studenti i principi dei mercati finanziari e il loro funzionamento, con particolare attenzione alla finanza quantitativa: ingegneria finanziaria, asset pricing, intermediazione finanziaria e gestione del rischio. Allo stesso tempo, nel Master in Finance dell'USI offriamo una nuova specializzazione in "Finanza digitale" per gli studenti di finanza che vogliono comprendere meglio queste nuove tecnologie, preparandoli così a collaborare con gli esperti informatici.

 

Professor Langheinrich, crede che le discipline dell'Informatica e della Finanza possano parlare, o parleranno, una lingua comune? Ad esempio, i vostri studenti comprendono appieno i principi dei mercati finanziari? 

Nel nostro corso di laurea in FinTech – il primo in Svizzera – i nostri studenti di informatica imparano anche la "lingua della finanza". La sfida di trovare un linguaggio comune è ben nota nel campo dell'informatica. Ad esempio, nella mia area di ricerca – Internet e data privacy – ho lavorato molto su progetti caratterizzati dall'interdisciplinarità, dove i diversi linguaggi di – tra gli altri – studiosi di giurisprudenza, scienziati politici e sociologi, richiedevano un’interazione su diversi livelli. Credo che sia essenziale essere esposti a discipline diverse e di collaborare assieme per affrontare problemi comuni, che in ultima analisi favoriscono la comprensione per le generazioni presenti e future che stanno crescendo in questo ambiente complesso e interconnesso.

Il trading elettronico (e-trading, algotrading), che è uno dei primi esempi di questa intersezione tra informatica e finanza, comporta non solo la rapida esecuzione di ordini di Borsa su computer e reti informatiche adeguati (il cosiddetto ‘high-frequency trading’), ma anche politiche volte a evitare che venga perso il controllo su tali piattaforme di negoziazione. Il vero problema dei cosiddetti "flash trade crash", per esempio, è che quando i computer entrano a far parte di un sistema più complesso di altri computer interdipendenti e interagenti, diventa difficile capire e prevederne il comportamento. Ad esempio, anche se opero sulla Borsa Nasdaq, negli U.S.A., ciò potrebbe innescare un'ondata completamente diversa di operazioni sul mercato azionario tedesco. Questo è solo uno dei tanti settori che trarrebbero certamente vantaggio da una più stretta collaborazione tra informatici e operatori finanziari.

 

Prof. Nowak, le istituzioni finanziarie investono molto nel FinTech, come UBS con il suo centro di competenza dedicato in Ticino. Crede che i mercati finanziari svizzeri di domani saranno molto diversi da quelli di oggi

La rivoluzione FinTech è in pieno svolgimento, con cambiamenti visibili su vari livelli. Da un lato, abbiamo le istituzioni finanziarie tradizionali, come banche e società di gestione patrimoniale, che sviluppano, utilizzano e commercializzano sempre più un'ampia gamma di prodotti FinTech. Dall'altro lato, abbiamo un intero ecosistema di iniziative e imprese che si moltiplicano in tutto il mondo. La Svizzera è un attore importante in questo contesto, grazie al suo rinomato settore finanziario e alle sue competenze nell'ingegneria high-tech, che attira quindi molti di questi nuovi attori del mercato.

Ricordo certamente il caso di Zugo, la facoltosa città vicino a Zurigo storicamente nota per le sue società di gestione patrimoniale e di commercio di materie prime, dove si sono riunite numerose società FinTech, tanto che lo scorso anno è stata creata un'organizzazione professionale sostenuta dal Governo cantonale, la Crypto Valley Association, per sfruttare appieno i punti di forza della Svizzera e costruire un ecosistema leader mondiale delle tecnologie crittografiche e blockchain. Per quanto riguarda l'attività bancaria e finanziaria, stiamo assistendo alla crescita di sistemi automatizzati robotizzati introdotti a supporto dei professionisti del settore finanziario, che assumono compiti con livelli di sofisticazione inferiori, come quelli di back-office, le attività di negoziazione (esecuzione ordini di Borsa) e persino la gestione di fondi indicizzati (ETF). 

 

Prof. Langheinrich, che ne pensa della tecnologia blockchain? Sarà la nuova base per la finanza globale, o anche per altre industrie? 

Le applicazioni del blockchain sono molteplici. Uno dei vantaggi di avere un registro delle transazioni pubblico e immutabile è che ora è possibile condividere una "intesa comune", o accettazione, di un evento, purché sia registrato. L’economia di condivisione (la cosiddetta sharing economy) è un esempio dove è possibile noleggiare un'auto con uno smart contract, in modo che le persone possano concordare in anticipo che cosa pagare e a chi. Tutto questo può essere fatto senza avere il bisogno di fidarsi di qualcuno o di qualche organizzazione – purché si creda nella tecnologia, naturalmente – perché la transazione e l'accettazione saranno sempre visibile al pubblico. 

Il mio collega Prof. Pedone, uno dei co-direttori del nostro programma FinTech, lavora da molti anni sui cosiddetti "protocolli di consenso", che sono il fondamento teorico della blockchain. Prendiamo ad esempio un sistema di pagamento tradizionale, dove il denaro fisico viene scambiato, e portiamolo nel mondo virtuale, dove è necessario assicurarsi che lo scambio non si verifichi due volte a causa del rischio di copiare la transazione digitale. Ciò che il blockchain ci permette di fare è di rendere pubblica questa transazione, che viene poi validata grazie al consenso pubblico. I protocolli di consenso non sono particolarmente nuovi, ma con il blockchain ora stiamo vedendo una vasta gamma di applicazioni interessanti. Bitcoin ne è stato probabilmente il più importante precursore. 

 

Prof. Nowak, ci sono crescenti preoccupazioni sulla regolamentazione del settore FinTech. Non per limitarlo, ma piuttosto per consentirgli di prosperare in un contesto chiaro ed equo. Le autorità di controllo sono in grado di affrontare le nuove sfide che si profilano? 

Il vero problema è che il settore FinTech si muove molto velocemente, l'innovazione tecnologica è incredibilmente rapida, e il legislatore resta purtroppo un passo indietro. Credo che il settore FinTech crescerà molto rapidamente e che a un certo punto il mercato diventerà saturo (come già è avvenuto con il Bitcoin), provocando una crisi che costringerà il legislatore a passare dall'essere reattivo ad attivo, per evitare il ripetersi di tali eventi in futuro. Questo ciclo "boom-bust-regulate" è un modello comune osservato nella regolamentazione dei mercati finanziari (si pensi alla bolla dot.com di inizio millennio, o alla crisi finanziaria globale del 2008). Tuttavia, il tema FinTech è sul tavolo e le autorità politiche, che sono ben consapevoli dei suoi significati concettuali e delle sue implicazioni.

 

Prof. Langheinrich, Lei vede FinTech come un modello da adottare per altri settori? 

La diffusione della tecnologia nella vita quotidiana è in atto da molto tempo, e l'emergere del FinTech è solo un fenomeno recente. Le applicazioni della tecnologia nella vita di tutti i giorni sono infatti numerose. Basti pensare alla personalizzazione delle cure sanitarie, che in futuro farà una grande differenza nella società. Nella nostra Facoltà, la mia collega Prof.ssa Santini sta studiano come il Quantified Self, ovvero la pratica di monitorare il proprio stile di vita (noto anche come 'lifelogging') possa migliorare il nostro benessere. Un medico, o un consulente per la salute, potrebbe ad esempio misurare l’attività fisica quotidiana del paziente e i parametri biologici e fornire consigli su cosa fare per mantenersi in forma e in salute. Esempi semplificati sono già sul mercato (per es. il Fitbit). Un'altra area che subirà cambiamenti importanti grazie alla tecnologia è quella industriale, definita come "industria 4.0". Soluzioni “intelligenti” (smart) sono già adottate dalle aziende. Per fare un esempio, una società che costruisce grossi e costosi macchinari di produzione potrebbe scegliere di ‘noleggiarli’ – come un servizio – anziché venderli. In questo modo, con l’ausilio di sensori intelligenti installati nel macchinario, l’azienda avrà la possibilità di perfezionarne il funzionamento e di vendere servizi di assistenza ai propri clienti.